LA
NUOVA RIVOLUZIONE DEI DIRITTI
Riccardo Petrella
Professore emerito dell’UCL
(B), autore di « Nel nome dell’umanità »(2017)
La
tesi qui sottoposta a dibattito afferma che non è possibile
ri-costruire i diritti umani (civili, culturali, sociali, politici,
economici ed ambientali…..) individuali e collettivi allo stato
pre-smantellamento e pre-decostituzionalizzazione (non formale ma
reale) dei diritti riconosciuti e sanciti, uno smantellamento e una
decostituzionalizzazione avvenuti nel corso degli ultimi quarantanni.
Il contesto generale e globale che oggi determina la condizione umana
e la vita in generale non è più quella del dopoguerra e degli anni
50-70. Inoltre la coscienza umana generale si è arricchita di nuovi
immaginari, desideri, valori, aspirazioni in complementarità e
addizione a quelli esistenti. L’universo dei diritti da costruire
richiede una nuova rivoluzione « costituzionale », non solo
giuridico-istituzionale, a tutti i livelli di organizzazione delle
comunaità umane, dal «villaggio » al « mondo ».
Procedero’
in due tappe. La prima (L’opera di distruzione dello
Stato di diritto e della Società dei diritti) evidenzierà i
mutamenti maggiori promossi e/o sostenuti dai gruppi sociali
dominanti che hanno permesso loro di operare ed imporre lo
smantellamento e la decostituzionalizzazione dello Stato di diritto e
della Società dei diritti, entrambi di matrice « occidentale »
ed « occidentalizzata ». La seconda (L’agenda
planetaria dei diritti ad opera dell’umanità) mirerà a
configurare una bozza dei processi/mutamenti che, a mio avviso,
dovrebbero essere alla base della nuova rivoluzione dei diritti e la
cui « costituzionalizzazione » incomberà all’umanità
in costruzione.
1.
L’opera di distruzione dello Stato di diritto e della
Società dei diritti (*)
Il primo mutamento
maggiore è stato l’emergenza di un « nuovo »
sistema finanziario, globale, nato dalla decomposizione, a partire
dalla crisi degli anni 71-73, del sistema finanziario messo in piedi
dalle potenze vincitrici dopo il 1945. In breve, la « nuova
finanza » si è tradotta nell’accettazione del dogma che
il valore di tutte le cose è determinato da criteri finanziari, in
particolare dal loro contributo alla creazione di valore monetario
per il capitale finanziario. La conseguente « finanziarizzazione »
non ha significato unicamente il prevalere dei criteri finanziari su
tutti gli altri criteri nell’ambito dell’economia. Essa ha
prodotto soprattutto l’autonomizzazione e dissociazione della
finanza dall’economia in un rapporto nuovo, inverso al precedente,
di subordinazione della seconda alla prima. In questo contesto :
a) i diritti sono diventati dei costi per la finanza. Da qui, la
lotta da parte dei gruppi dominanti contro la fiscalità come fonte
di finanziamento dei beni e dei servizi legati alla concretizzzaine
dei diritti e b) l’imposizione che l’accesso ai diritti
(*)
Questa parte, riprende sostanzialmente le analisi in corso di
elaborazione nel contesto di un nuovo libro – La
grande biforcazione
- programmato per la fine del 2018
si paga sulla base del
principio della recuperazione dei costi totali (profitto compreso, in
particolare) (« full cost recovery principle »),
similmente a qualsiasi
altro servizio ricevuto . Il solo diritto ammesso è quello della
proprietà privata del capitale e della libertà di movimento dei
capitali su tutti i mercait del mondo.
Il
secondo mutamento è
stato l’affermazione del commercio globale
(in termini
settoriali e territoriali) basato sul postulato/dogma
che il valore di ogni cosa nasce nello scambio e che il prezzo
monetario della transazione fissato sul mercato è lo strumento più
appropriato per rivelare e sancire l’ottimizzazione del valore dei
beni e dei
servizi scambiati. Non v’ è valore e creazione di
valore fuori dal mercato, è
stato imposto. Si è
affermato che se la finanza
fissa il valore delle cose, il mercato offre lo spazio privilegiato
dei processi attaverso
i quali la finanza opera le sue scelte ed impone
la selezione
delle priorità.
In questo contesto
non è un caso che nel
mercato non vi sono diritti (salvo
nuovamente
quello della proprietà privata e della libera circolazione dei
capitali, delle merci, dei servizi...) e non v’è spazio
per l’intervento da parte dello Stato,
anzi l’intervento dello
Stato deve essere interdetto perché la sua azione è considerata,
per definizione,
perturbatrice del funzionazmento « naturale »
del mercato.
Conseguenza
maggiore generale : in un’economia di mercato, sia
essa locale o mondiale, non v’è nessuna « società dei
diritti » nè « Stato di diritto »
eccezione fatta, da un lato,
per l’obbligo da parte dello Stato di garantire e promuovere il
diritto alla libertà d’azione
da parte del capitale
(« pubblico »
incluso)
e, dall’altro, dei
« diritti dei consumatori » accettato dai dominanti dopo
continue e forti pressioni ad opera delle associazioni dei
consumatori. Notiamo che il terreno del consumo è stato il solo
terreno dove alcuni progressi sono
stati realizzati sul piano
sociale dd ecologico (vedi il
consumo equo, la carta dei servizi a difesa degli utenti/clienti,
l’impresa sostenibile…). Si tratta, pero’,
di un’eccezione che non è tale perché i diritti dei consumatori,
come quelli
dei proprietari e degli investitori, restano
in definitiva parte
integrante delle logiche
dell’economia di mercato capitalistica, non foss’altro per il
fatto che essi sono ristretti e limitati alle persone, famiglie e
catogorie sociali che detengono un potere d’acquisto sufficiente
per poter acquistare e consumare i beni e servizi ad un prezzo
ottimale per i produttori e gli utilizzatori. I diritti dei
consumatori non sono uguali ai diritti dei cittadini e sono in
flagrante contraddizione con i diritti della giustizia perché essi
escludono tutti coloro che hanno un potere d’acquisto inferiore al
livello utile per le attività economiche. E de facto
i diritti dei consumatori
non hanno contribuito che marginalmente alla lotta contro le cause
strutturali dell’impoverimento
nel mondo e delle ineguaglianze socio-economiche.
In generale, i diritti dei
consumatori non hanno spostato di alcun centimetro l’asse del
sistema centrato sul diritto alla
libertà d’azione
da parte del capitale. I
gruppi dominanti degli ultimi quarantanni hanno fatto
di tutto per garantirlo
anche in violazioni di altri
dettati costituzionali,e pur
parlando di rsposanbilità sociale delle imprese di sviluppo
sostenibile. Per esmpio. una
delle decisioni epocali da loro presa in questa direzione nel 1980 è
rappresentata dalla legalizzazione della
brevettabilità del vivente a
scopo privato e lucrativo, a
mio parere la decisione più
foriera di devastazioni
sociali, umane, ambientali, economiche
e politiche presa negli
ultimi 50 anni. Nel
mercato non c’è giustizia sociale, ma rivalità, accaparramento,
accumulazione, esclusione.
In
questo contesto è difficile per i dominanti far riferimento ai
diritti (a parte i loro) per cui non fanno che abbondare in
riferimenti all’incertezza , l’instabilità, il merito, i rischi,
i conflitti, le guerre, la competitività, la forza, il primato della
difesa dei propri interessi (Frist America, First Poland, First
Britain, First China, First Slovakia, First Milano….). La
privaztizzaione del potere politico ha messo fine ai concetti di bene
comune, di beni comuni, di sacralità della vita, di sacralità dei
diritti spostando l’asse delle priorità sui concetti di bene
economico, beni privati, redditività, competitività, utilità,
arricchimento, desideri indivuali, crescita, potenza, efficacia,
efficienza, economicità, in una visione sacrificale della vita su
scala mondiale riguardo le popolazioni e le categorie sociali più
deboli, .
Alla
luce di quanto precede diventa più visibile, leggibile e
comprensibile l’azione di quei fattori e dinamiche che hanno
generato il quarto mutamento maggiore, cioè
la trasformazione del mondo in un
enorme arcipelago di micro-istituzionalizzazioni
del vivere insieme in un oceano dominato
dai grandi pirati globali. In effetti, l’arcipelago è composto
in maniera frammentata da isole dominanti in cui operano e da cui
partono i predatori globali. Fra queste isole, un ruolo sempre più
deteminante è svolto dai gruppi sociali dominanti delle cosiddette
« global cities » le quali, pero’, grazie ai loro
abitanti sempre più cosmopoliti e aventi le loro
radici »identitarie » dai »vecchi » e
« nuovi » territori di vita , possono e potranno avere
in futuro un ruolo positivo per un vivere insieme più giusto, più
sostenibile, e dunque più democratico al servizio di tutti gli
abitanti della Terra. Veniamo cosi alla seconda parte.
2.
L’agenda planetaria dei diritti ad opera dell’umanità
Di
fronte ad una situazione certamente grave
ed inaccettabile per miliardi di abitanti
della Terra parlare della definizione, adozione e concretizzazione di
una agenda planetaria di diritti ad opera dell’umanità puo’
esssere interpretata come uno scherzo di cattivo gusto, un
divertimento cinico. Il che, a prima approssimazione, non sarebbe
errato tanto è spessa e consolidata la frattura tra gli abitanti
delle varie isole dell’arcipelago mondo, e tanto
insuperabili appaiono le ineguaglianze create dopo la « bella
parentesi » della
società del welfare e dello Stato di diritto. Posizionarsi su questa
linea ed escludere le possibilità di nuovi capovolgimenti nel corso
dei prossimi decenni non è pero’ ragionevole
e, quindi, auspicabile anche
se comprensibile .
Il fatto è che bisogna
rendersi conto che, seppur le tendenze dominanti sono state e restano
quelle descritte, in questi stessi decenni altri fattori positivi
sono emersi o si sono rafforzati i quali
danno serietà e plausibilità
a possibili alternative.
Mi
riferisco, anzitutto, all’affermazione di tre nuove forme di
coscientizzazione della
vita e del
mondo ed, in secondo luogo, alla varietà e ricchezza di nuovi
esperimenti d’innovazioni societali (in tutti i campi) che hanno
invaso il campo delle scelte dei dominanti dando in
molti casi vigore e
visibilità ad alternative combattute
e marginalizzate dai gruppi dominanti. A
mio avviso, la principale
condizione acché le alternative in
atto possano diventare realtà
e condurre ad inversioni di
tendenze, è che esse non
subiscano nel tempo l’attrazione dell’approccio riformista nel
nome della ricerca di realismo, efficacia ed efficienza della
trasformazioe alternativa. La
condizione di successo nel lungo termine sta nella radicalità
delle visioni e delle soluzioni alternative e nell’audacia
sovversiva di decostruzione e rigetto dei sistemi dominanti. La forza
dell’utopia – di quella
che è considerata dai dominanti un’utopia -
sta proprio
nell’audacia di pensare che
un mondo e un vivere inseime
diversro
dall’attuale sono
possibili. Questo
deve essere il punto di partenza dell’agenda della nuova
rivoluzione dei diritti.
Il
potenziale di creazione di
un divenire differente legato
alle tre nuove coscientizzazioni è
considerevole.
Pensiamoci.
La prima nuova
coscientizzazione risiede nel
fatto che ai nostri
giorni
è cresciuta in maniera forte la coscienza che tutti gli esseri
umani, donne e uomini,
neri e bianchi, bambini, vecchi, forti e deboli, abitano
una stessa « casa », al di la delle diversità dei
territori di origine o d’insediamento e delle
attività che vi svolgono, delle
storie passate, delle loro culture e modi di vivere, delle
confessioni religiose, delle guerre che si sono fatte, e dei
conflittii attuali. Per
esempio, l’acqua del
pianeta é essenziale per
tutti, cosi come lo sono i
suoli e le sementi della
Terra. Il sole è fonte di
energia per tutti. Conoscersi
e conoscere le idee e le
concezioni, le culture degli
altri abitanti e delle altre comunità umane
è importante,
necessario. I computers sono gli stessi
e cosi telefonini,
le automoili, gli aerei, i films, i
televisori.
Le canzoni sono cantate da miliardi di persone
in tutti gli angoli
della terra. Gli sbagli
speculativi di alcune banche americane
hanno gettato in crisi tutta
l’economia mondiale. Le interdipendenze che elegano
il divenire
di 7 miliardi e mezzo di persone non sono chiacchiere ma una
innegabile realtà anche se scomoda
per molti potenti ed
interessi corporatisti. .geri.
C’è coscienza di fare
parte di una stessa comunità
di esistenza pluralista,
multiculturale, estremamanete variegata.
Tutte le città del mondo
sono storia vivente della pluralità.
Da
qui il
principio che nessuno puo’ essere escluso dalla casa,
dall’abitare la Terra, le « città » della Terra.
Nessuno è illegale sulla Terra.
Occorre pertanto non solo
riconoscere il diritto di esistenza
di ogni individuo ma completarlo con il riconoscimento ch’egli è
cittadino « abitante
della Terra », luogo
di vita comune a tutti gli esseri umani e
a tutte le altre specie viv’’ti (ritorneremo fra pco su
quest’ultimo punto). In
questo senso, il nuovo « diritto alla città » è
un’amplificazione
del diritto di
tutte e tutti di essere
cittadine/i.
A tal fine , ho proposto che
uno dei primi passi della rivoluzione dei diritti ad opera
dell‘umanità sia l’attribuzione a tutti gli esseri umani di una
Carta d’Identità Mondiale,
digitalizzata, con la quale si certifica che il portatore della carta
(nome,cognome, data di nascita e luogo
di residenza) è «abitante
della Terra ».
Da
qui anche l’insieme di diritti/ doveri individuali e collettivi,
comunitari, relativi alla sicurezza
e alla cura della vita della
e nella « casa » Terra, di tutti i suoi abitanti, e alla
salvaguardia e miglioramento del buon stato « ecologico »
della comunità
globale della vita. L’introduzione
del concetto di sicurezza della comunità globale della vita ci
porta a parlare della seconda e terza coscientizzazione e delle loro
implicazioni per i diritti.
La seconda
coscientizzazione riguarda il
fatto che gli esseri umani si sono resi conto, grazie anche ai
progressi realizzati nella biologia genetica che noi umani facciamo
parte integrante della vita della Terra e della sua evoluzione. Noi
condividiamo 82 % dei nostri geni conil maiale, e
in propozioni minori
ma importanti con molte altre
specie animali. Non
è più possibile dire noi, da un lato, e la natura, dall’altro.
Noi
siamo la natura insieme alle altre specie viventi microbiche,
vegetali e animali. Da qui l’emergenza di tante associazioni
ed organismi
che sono
riuscite in questi
ultimi
anni a parlare e far
riconoscere i « diritti
delle piante », i « diritti degli animali »…..
Queste
tendenze non faranno
che consolidarsi
e amplificarsi.
Esse mettono
in luce prospettive
nuove nel mondo dei
diritti di e alla vita finora poco o mal esplorati. Lo
spazio non ci consente di spingere oltre, in questo scritto, le
riflessioni su altre nuove dimensioni e
questioni sollevate dai
processi di transumanizzazione
e, già ora, indipendentemente dalla biologia , dalla creazione di
« realtà virtuali » . Sarà
per un prossimo intervento.
La terza coscientizzazione
è quella che, forse, apre
campi e orizzonti più numerosi, concreti e di possibile immediata
operazionalità delle prime due. Infatti essa mostra che gli esseri
umani hanno, altresi capito, specie dopo l’esplosione della bomba
atomica su Hiroshima e Nagasaki che
la specie umana è
la sola specie vivente capace di distruggere la vita sulla Terra e
che conseguenza è anche la sola che puo’e deve assumere la
responsabilità della salvagaurdia, cura e perennità della vita
sulla Terra nella sua integralità.
Conseguenze : dov’è il soggetto rappresentativo della specie
umana ? In che misura l’umanità è e deve/puo diventare il
soggetto titotlare di detta resposnablità. Chi e come definire i
diritti ed i doveri dell’umanità ? Per semplificare un
intricato intreccio di questioini, problemi, e prospettive , mi
limito a fare una proposizione. A mio parere, una prima risposta
concreta, fattibile, malgrado le difficoltà che dovrà sormontare,
consiste nel riconoscimento di certi beni e servizi essenziali ed
insostituibili per la vita ed il vivere insieme in quanto beni
comuni pubblici mondiali (in particolare l’acqua , le sementi e la
conoscezna) di cui l’umanità deve assumere ed assicurare la
resposabilità nel nome della
vita di tutte le specie viventi del Pianeta. A tal fine, propongo che
si crei per iniziativa stessa dei cittadini/abitatni della terra il,
Consiglio di Sicurezza dei Beni Comuni Publici Mondiali
il cui primo compito consisterà nel dare spessore e soszna
politico-clura giuridica ed istituçiale al i dirritti della ed alla
vita dgli abitanti della Terra nel XXI° secolo .
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