sabato 2 giugno 2018

La nuova rivoluzione dei diritti


LA NUOVA RIVOLUZIONE DEI DIRITTI

Riccardo Petrella
Professore emerito dell’UCL (B), autore di « Nel nome dell’umanità »(2017)

La tesi qui sottoposta a dibattito afferma che non è possibile ri-costruire i diritti umani (civili, culturali, sociali, politici, economici ed ambientali…..) individuali e collettivi allo stato pre-smantellamento e pre-decostituzionalizzazione (non formale ma reale) dei diritti riconosciuti e sanciti, uno smantellamento e una decostituzionalizzazione avvenuti nel corso degli ultimi quarantanni. Il contesto generale e globale che oggi determina la condizione umana e la vita in generale non è più quella del dopoguerra e degli anni 50-70. Inoltre la coscienza umana generale si è arricchita di nuovi immaginari, desideri, valori, aspirazioni in complementarità e addizione a quelli esistenti. L’universo dei diritti da costruire richiede una nuova rivoluzione « costituzionale », non solo giuridico-istituzionale, a tutti i livelli di organizzazione delle comunaità umane, dal «villaggio » al « mondo ».

Procedero’ in due tappe. La prima (L’opera di distruzione dello Stato di diritto e della Società dei diritti) evidenzierà i mutamenti maggiori promossi e/o sostenuti dai gruppi sociali dominanti che hanno permesso loro di operare ed imporre lo smantellamento e la decostituzionalizzazione dello Stato di diritto e della Società dei diritti, entrambi di matrice  « occidentale » ed « occidentalizzata ». La seconda (L’agenda planetaria dei diritti ad opera dell’umanità) mirerà a configurare una bozza dei processi/mutamenti che, a mio avviso, dovrebbero essere alla base della nuova rivoluzione dei diritti e la cui « costituzionalizzazione » incomberà all’umanità in costruzione.


1. L’opera di distruzione dello Stato di diritto e della Società dei diritti (*)

Il primo mutamento maggiore è stato l’emergenza di un « nuovo » sistema finanziario, globale, nato dalla decomposizione, a partire dalla crisi degli anni 71-73, del sistema finanziario messo in piedi dalle potenze vincitrici dopo il 1945. In breve, la « nuova finanza » si è tradotta nell’accettazione del dogma che il valore di tutte le cose è determinato da criteri finanziari, in particolare dal loro contributo alla creazione di valore monetario per il capitale finanziario. La conseguente « finanziarizzazione » non ha significato unicamente il prevalere dei criteri finanziari su tutti gli altri criteri nell’ambito dell’economia. Essa ha prodotto soprattutto l’autonomizzazione e dissociazione della finanza dall’economia in un rapporto nuovo, inverso al precedente, di subordinazione della seconda alla prima. In questo contesto : a) i diritti sono diventati dei costi per la finanza. Da qui, la lotta da parte dei gruppi dominanti contro la fiscalità come fonte di finanziamento dei beni e dei servizi legati alla concretizzzaine dei diritti e b) l’imposizione che l’accesso ai diritti

(*) Questa parte, riprende sostanzialmente le analisi in corso di elaborazione nel contesto di un nuovo libro – La grande biforcazione - programmato per la fine del 2018
si paga sulla base del principio della recuperazione dei costi totali (profitto compreso, in particolare) (« full cost recovery principle »), similmente a qualsiasi altro servizio ricevuto . Il solo diritto ammesso è quello della proprietà privata del capitale e della libertà di movimento dei capitali su tutti i mercait del mondo.

Il secondo mutamento è stato l’affermazione del commercio globale (in termini settoriali e territoriali) basato sul postulato/dogma che il valore di ogni cosa nasce nello scambio e che il prezzo monetario della transazione fissato sul mercato è lo strumento più appropriato per rivelare e sancire l’ottimizzazione del valore dei beni e dei servizi scambiati. Non v’ è valore e creazione di valore fuori dal mercato, è stato imposto. Si è affermato che se la finanza fissa il valore delle cose, il mercato offre lo spazio privilegiato dei processi attaverso i quali la finanza opera le sue scelte ed impone la selezione delle priorità. In questo contesto non è un caso che nel mercato non vi sono diritti (salvo nuovamente quello della proprietà privata e della libera circolazione dei capitali, delle merci, dei servizi...) e non v’è spazio per l’intervento da parte dello Stato, anzi l’intervento dello Stato deve essere interdetto perché la sua azione è considerata, per definizione, perturbatrice del funzionazmento « naturale » del mercato.
Conseguenza maggiore generale : in un’economia di mercato, sia essa locale o mondiale, non v’è nessuna « società dei diritti » nè « Stato di diritto » eccezione fatta, da un lato, per l’obbligo da parte dello Stato di garantire e promuovere il diritto alla libertà d’azione da parte del capitale (« pubblico » incluso) e, dall’altro, dei « diritti dei consumatori » accettato dai dominanti dopo continue e forti pressioni ad opera delle associazioni dei consumatori. Notiamo che il terreno del consumo è stato il solo terreno dove alcuni progressi sono stati realizzati sul piano sociale dd ecologico (vedi il consumo equo, la carta dei servizi a difesa degli utenti/clienti, l’impresa sostenibile…). Si tratta, pero’, di un’eccezione che non è tale perché i diritti dei consumatori, come quelli dei proprietari e degli investitori, restano in definitiva parte integrante delle logiche dell’economia di mercato capitalistica, non foss’altro per il fatto che essi sono ristretti e limitati alle persone, famiglie e catogorie sociali che detengono un potere d’acquisto sufficiente per poter acquistare e consumare i beni e servizi ad un prezzo ottimale per i produttori e gli utilizzatori. I diritti dei consumatori non sono uguali ai diritti dei cittadini e sono in flagrante contraddizione con i diritti della giustizia perché essi escludono tutti coloro che hanno un potere d’acquisto inferiore al livello utile per le attività economiche. E de facto i diritti dei consumatori non hanno contribuito che marginalmente alla lotta contro le cause strutturali dell’impoverimento nel mondo e delle ineguaglianze socio-economiche. In generale, i diritti dei consumatori non hanno spostato di alcun centimetro l’asse del sistema centrato sul diritto alla libertà d’azione da parte del capitale. I gruppi dominanti degli ultimi quarantanni hanno fatto di tutto per garantirlo anche in violazioni di altri dettati costituzionali,e pur parlando di rsposanbilità sociale delle imprese di sviluppo sostenibile. Per esmpio. una delle decisioni epocali da loro presa in questa direzione nel 1980 è rappresentata dalla legalizzazione della brevettabilità del vivente a scopo privato e lucrativo, a mio parere la decisione più foriera di devastazioni sociali, umane, ambientali, economiche e politiche presa negli ultimi 50 anni. Nel mercato non c’è giustizia sociale, ma rivalità, accaparramento, accumulazione, esclusione.

Il terzo mutamento maggiore è stato di portata « politica » più vasta e ha preceduto direttamente o indirettamente i due mutamenti sopraddetti sul piano degli immaginari e delle visioni della vita e del mondo . Sto parlando dei cambiamenti che hanno trasformato il sistema di regolazione politica del vivere isieme e della vita (fra tutti gli esseri umani e fra questi e le altre specie viventi). « Meno Stato », « Governing without  government » « a Stateless society » « ,i costi della politica » « No allo Stato spendaccione del welfare » « ibertà ai paradisi fiscali », questi e tanti altri sono stati gli slogans e le proposte politiche che sono andati per la maggiore a partire dagli anni ‘80 e che hanno fatto breccia nell’ opinione pubblica a bassa capacità immunologica civile e politica. I gruppi dominanti hanno vinto la battaglia contro lo Stato come attore chiave della regolazione politica ( e, pertanto, economica, sociale, culturale, ecologica…). La regolazione politica non è più la competenza primaria della responsabilità dei soggetti, istituzioni e organismi fondati sulla rappresentanza eletta del popolo mandataria di poteri da mettere al servizio del bene comune e degli interessi generali. Essa è diventata l’appanaggio di soggetti, organimi e meccanismi di natura privata ed abilitati ad esercitare i poteri di governo pubblico per il perseguimento dei loro interessi specifici. Siamo entrati nella fase della fine della democrazia rappresentativa reale (almeno per il momento) e dell’affermazione del dominio della « governanza dei portatori d’interessi « (« stakeholders governance»).
In questo contesto è difficile per i dominanti far riferimento ai diritti (a parte i loro) per cui non fanno che abbondare in riferimenti all’incertezza , l’instabilità, il merito, i rischi, i conflitti, le guerre, la competitività, la forza, il primato della difesa dei propri interessi (Frist America, First Poland, First Britain, First China, First Slovakia, First Milano….). La privaztizzaione del potere politico ha messo fine ai concetti di bene comune, di beni comuni, di sacralità della vita, di sacralità dei diritti spostando l’asse delle priorità sui concetti di bene economico, beni privati, redditività, competitività, utilità, arricchimento, desideri indivuali, crescita, potenza, efficacia, efficienza, economicità, in una visione sacrificale della vita su scala mondiale riguardo le popolazioni e le categorie sociali più deboli, .

Alla luce di quanto precede diventa più visibile, leggibile e comprensibile l’azione di quei fattori e dinamiche che hanno generato il quarto mutamento maggiore, cioè la trasformazione del mondo in un enorme arcipelago di micro-istituzionalizzazioni del vivere insieme in un oceano dominato dai grandi pirati globali. In effetti, l’arcipelago è composto in maniera frammentata da isole dominanti in cui operano e da cui partono i predatori globali. Fra queste isole, un ruolo sempre più deteminante è svolto dai gruppi sociali dominanti delle cosiddette « global cities » le quali, pero’, grazie ai loro abitanti sempre più cosmopoliti e aventi le loro radici »identitarie » dai »vecchi » e « nuovi » territori di vita , possono e potranno avere in futuro un ruolo positivo per un vivere insieme più giusto, più sostenibile, e dunque più democratico al servizio di tutti gli abitanti della Terra. Veniamo cosi alla seconda parte.


2. L’agenda planetaria dei diritti ad opera dell’umanità

Di fronte ad una situazione certamente grave ed inaccettabile per miliardi di abitanti della Terra parlare della definizione, adozione e concretizzazione di una agenda planetaria di diritti ad opera dell’umanità puo’ esssere interpretata come uno scherzo di cattivo gusto, un divertimento cinico. Il che, a prima approssimazione, non sarebbe errato tanto è spessa e consolidata la frattura tra gli abitanti delle varie isole dell’arcipelago mondo, e tanto insuperabili appaiono le ineguaglianze create dopo la « bella parentesi » della società del welfare e dello Stato di diritto. Posizionarsi su questa linea ed escludere le possibilità di nuovi capovolgimenti nel corso dei prossimi decenni non è pero’ ragionevole e, quindi, auspicabile anche se comprensibile . Il fatto è che bisogna rendersi conto che, seppur le tendenze dominanti sono state e restano quelle descritte, in questi stessi decenni altri fattori positivi sono emersi o si sono rafforzati i quali danno serietà e plausibilità a possibili alternative.
Mi riferisco, anzitutto, all’affermazione di tre nuove forme di coscientizzazione della vita e del mondo ed, in secondo luogo, alla varietà e ricchezza di nuovi esperimenti d’innovazioni societali (in tutti i campi) che hanno invaso il campo delle scelte dei dominanti dando in molti casi vigore e visibilità ad alternative combattute e marginalizzate dai gruppi dominanti. A mio avviso, la principale condizione acché le alternative in atto possano diventare realtà e condurre ad inversioni di tendenze, è che esse non subiscano nel tempo l’attrazione dell’approccio riformista nel nome della ricerca di realismo, efficacia ed efficienza della trasformazioe alternativa. La condizione di successo nel lungo termine sta nella radicalità delle visioni e delle soluzioni alternative e nell’audacia sovversiva di decostruzione e rigetto dei sistemi dominanti. La forza dell’utopia – di quella che è considerata dai dominanti un’utopia - sta proprio nell’audacia di pensare che un mondo e un vivere inseime diversro dall’attuale sono possibili. Questo deve essere il punto di partenza dell’agenda della nuova rivoluzione dei diritti.

Il potenziale di creazione di un divenire differente legato alle tre nuove coscientizzazioni è considerevole. Pensiamoci.

La prima nuova coscientizzazione risiede nel fatto che ai nostri giorni è cresciuta in maniera forte la coscienza che tutti gli esseri umani, donne e uomini, neri e bianchi, bambini, vecchi, forti e deboli, abitano una stessa « casa », al di la delle diversità dei territori di origine o d’insediamento e delle attività che vi svolgono, delle storie passate, delle loro culture e modi di vivere, delle confessioni religiose, delle guerre che si sono fatte, e dei conflittii attuali. Per esempio, l’acqua del pianeta é essenziale per tutti, cosi come lo sono i suoli e le sementi della Terra. Il sole è fonte di energia per tutti. Conoscersi e conoscere le idee e le concezioni, le culture degli altri abitanti e delle altre comunità umane è importante, necessario. I computers sono gli stessi e cosi telefonini, le automoili, gli aerei, i films, i televisori. Le canzoni sono cantate da miliardi di persone in tutti gli angoli della terra. Gli sbagli speculativi di alcune banche americane hanno gettato in crisi tutta l’economia mondiale. Le interdipendenze che elegano il divenire di 7 miliardi e mezzo di persone non sono chiacchiere ma una innegabile realtà anche se scomoda per molti potenti ed interessi corporatisti. .geri. C’è coscienza di fare parte di una stessa comunità di esistenza pluralista, multiculturale, estremamanete variegata. Tutte le città del mondo sono storia vivente della pluralità.

Da qui il principio che nessuno puo’ essere escluso dalla casa, dall’abitare la Terra, le « città » della Terra. Nessuno è illegale sulla Terra. Occorre pertanto non solo riconoscere il diritto di esistenza di ogni individuo ma completarlo con il riconoscimento ch’egli è cittadino « abitante della Terra », luogo di vita comune a tutti gli esseri umani e a tutte le altre specie viv’’ti (ritorneremo fra pco su quest’ultimo punto). In questo senso, il nuovo « diritto alla città » è un’amplificazione del diritto di tutte e tutti di essere cittadine/i. A tal fine , ho proposto che uno dei primi passi della rivoluzione dei diritti ad opera dell‘umanità sia l’attribuzione a tutti gli esseri umani di una Carta d’Identità Mondiale, digitalizzata, con la quale si certifica che il portatore della carta (nome,cognome, data di nascita e luogo di residenza) è «abitante della Terra ».

Da qui anche l’insieme di diritti/ doveri individuali e collettivi, comunitari, relativi alla sicurezza e alla cura della vita della e nella « casa » Terra, di tutti i suoi abitanti, e alla salvaguardia e miglioramento del buon stato « ecologico » della comunità globale della vita. L’introduzione del concetto di sicurezza della comunità globale della vita ci porta a parlare della seconda e terza coscientizzazione e delle loro implicazioni per i diritti.

La seconda coscientizzazione riguarda il fatto che gli esseri umani si sono resi conto, grazie anche ai progressi realizzati nella biologia genetica che noi umani facciamo parte integrante della vita della Terra e della sua evoluzione. Noi condividiamo 82 % dei nostri geni conil maiale, e in propozioni minori ma importanti con molte altre specie animali. Non è più possibile dire noi, da un lato, e la natura, dall’altro. Noi siamo la natura insieme alle altre specie viventi microbiche, vegetali e animali. Da qui l’emergenza di tante associazioni ed organismi che sono riuscite in questi ultimi anni a parlare e far riconoscere i « diritti delle piante », i « diritti degli animali »….. Queste tendenze non faranno che consolidarsi e amplificarsi. Esse mettono in luce prospettive nuove nel mondo dei diritti di e alla vita finora poco o mal esplorati. Lo spazio non ci consente di spingere oltre, in questo scritto, le riflessioni su altre nuove dimensioni e questioni sollevate dai processi di transumanizzazione e, già ora, indipendentemente dalla biologia , dalla creazione di « realtà virtuali » . Sarà per un prossimo intervento.
La terza coscientizzazione è quella che, forse, apre campi e orizzonti più numerosi, concreti e di possibile immediata operazionalità delle prime due. Infatti essa mostra che gli esseri umani hanno, altresi capito, specie dopo l’esplosione della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki che la specie umana è la sola specie vivente capace di distruggere la vita sulla Terra e che conseguenza è anche la sola che puo’e deve assumere la responsabilità della salvagaurdia, cura e perennità della vita sulla Terra nella sua integralità. Conseguenze : dov’è il soggetto rappresentativo della specie umana ? In che misura l’umanità è e deve/puo diventare il soggetto titotlare di detta resposnablità. Chi e come definire i diritti ed i doveri dell’umanità ? Per semplificare un intricato intreccio di questioini, problemi, e prospettive , mi limito a fare una proposizione. A mio parere, una prima risposta concreta, fattibile, malgrado le difficoltà che dovrà sormontare, consiste nel riconoscimento di certi beni e servizi essenziali ed insostituibili per la vita ed il vivere insieme in quanto beni comuni pubblici mondiali (in particolare l’acqua , le sementi e la conoscezna) di cui l’umanità deve assumere ed assicurare la resposabilità nel nome della vita di tutte le specie viventi del Pianeta. A tal fine, propongo che si crei per iniziativa stessa dei cittadini/abitatni della terra il, Consiglio di Sicurezza dei Beni Comuni Publici Mondiali il cui primo compito consisterà nel dare spessore e soszna politico-clura giuridica ed istituçiale al i dirritti della ed alla vita dgli abitanti della Terra nel XXI° secolo .

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